martedì 31 agosto 2010

Paolo Nutini Autumn

Mancano ancora un po' di giorni all'arrivo dell'autunno.
Ma c'era una luce diversa stasera, col sole che ha squarciato d'improvviso le nuvole un'ora prima del tramonto, come un uomo che ha dormito un lungo sonno dopo aver lavorato instancabile giorni e giorni, e svegliatosi riposato e rinfrancato, sbadiglia e si stiracchia prima di addormentarsi di nuovo.
Anche l'aria è più fresca, e accarezza lieve la pelle mentre
il filo sottile del fumo della sigaretta si attorciglia al filo di malinconia che mi accompagna in quest'ultima notte di agosto.
Il mio nuovo giubbino di (finta) pelle fa bella mostra di se sulla gruccia, e aspetta che l'estate finisca davvero per essere indossato.

Senza parole

la fantasia


la realtà



oggi



ieri




venerdì 27 agosto 2010

Spiriti liberi



La notizia è vecchia di due settimane ma mi è rimasta sul gozzo insieme al pranzo di ferragosto, per cui tanto vale ricicciarla fuori così ci mettiamo l'anima in pace e non se ne parla più.

Intanto ammetto di essere un po’ prevenuta: uno che di nome fa Eusebio non so perché, ma d’istinto non mi fa ben sperare sulla sua perspicacia. Se poi al nome da fessacchiotto si aggiunge l’aggravante della militanza nel PDL ce n’è abbastanza per farlo rientrare a pieno titolo, secondo il mio personalissimo metro di giudizio, nella categoria dei “diversamente dotati di facoltà intellettive”.

Detto questo, io c’ero.
Al concerto dei Litfiba, intendo. Non proprio a quello incriminato, ma tanto i discorsi erano più o meno gli stessi.
Ed ho esultato.
Ad ogni invettiva contro il governo, l’opposizione, la mafia, santa romana chiesa, i massoni, io ho esultato e applaudito, insieme ai ragazzi del pubblico.
Proprio quelli di cui tanto si preoccupa il solerte assessore alla cultura e alle politiche giovanili del comune di Palermo.
Che teme, poverino, che le giovani menti possano essere fuorviate e plagiate dall’uomo nero che si professa spirito libero e che si è rotto il cazzo (solo lui?) di Dell’Utri e Papi e compagnia bella (bella? Vabbè, si fa per dire!).

Ora io non mi soffermerei più di tanto sul fatto, ovvio, che è ancora in vigore l’articolo 21 che garantisce a tutti il diritto di esprimere il proprio pensiero nei modi che ritiene opportuno, ivi compresa la musica, per quanto la cosa possa dar fastidio a qualcuno.

Vorrei piuttosto rassicurare il buon Eusebio spiegandogli che buona parte dei ragazzi che va ai concerti applaude e acclama trascinata dalla foga del momento, per qualsiasi stronzata dica il tizio di turno col microfono in mano. Per cui stia pur tranquillo, il nostro assessore, che le parole di Pelù hanno attraversato le testoline dei giovani virgulti giusto il tempo di entrare in un orecchio e uscir dall’altro senza lasciare tracce o residui alcuni: la disponibilità di cervelli lobotomizzati da convertire al sacro culto di Silvio da Arcore è integra!

Poi ci sono quegli altri. Quelli che un’opinione già ce l’avevano prima di varcare il cancello dello stadio. Quelli che erano coscienti dello schifo che c’è la fuori prima ancora che l’uomo nero lanciasse i suoi strali dal palco. Quelli che applaudivano e acclamavano non solo per far caciara, ma anche perché il cazzo, di Dell’Utri e papi e compagnia bella se lo sono rotti per davvero.
E per quelli il buon Eusebio bisogna che si rassegni. Che ormai è troppo tardi per trasformarli in soldatini amorfi dell’esercito dell’Amore. Hanno il brutto vizio di pensare con la loro testa. Anche se di questi tempi non va molto di moda.

p.s.: questa non vuol essere una difesa a Pierò Pelù, che non mi sta nemmeno tanto simpatico, si atteggia un po’ troppo per i miei gusti. E' solo che ho molta più fiducia nell’intelligenza dei ragazzi di quanta non ne abbia il buon Dalì. Che farebbe bene, lui si, a chiedere scusa ai giovani siciliani per le sue parole.


giovedì 26 agosto 2010

Ciccio Bagiggio


Ma ve lo ricordate voi, Ciccio Bagiggio, quando da giovane girava per le strade del paese con il trerruote, vestito con un paio di pantaloncini, la canotta bianca a coste, le ciabatte di plastica blu, e la catena d'oro con il crocifisso massiccio al collo, gridando con la sua voce roca:
"Pisci friscuuuuu, saraghi, lici, sardi, vopi, surici....pisci friiiiiscuuuuuu"

Non è cambiato molto da allora.
Adesso al posto del trerruote tiene il mercedès, nero, con i sedili in pelle color carne, e con tanta radica ovunque, anche sul volante, persino sul pomello del cambio.

Va ancora a pesca, ma lo fa per hobbie: ha comprato la barca grande, e ci porta gli amici; e gli amici degli amici.
Ne tira su parecchio, di pesce! E te lo porta fino a casa, ma mica per vendertelo, macchè.
Ciccio Bagiggio te lo regala, e ti consiglia pure le ricette per cucinarlo.

Poi vabbè, rispetto ad allora Ciccio tiene la panza, quella tipica della gente della sua età che la tavola sa come onorarla.
Ed è un vero peccato ora che può permettersi di comprare vestiti firmati. Lo dovreste vedere d'inverno, come è buffo con quel cappotto blu che avrà pagato un occhio dalla testa, ma addosso a lui sembra uno straccio informe.

E d'estate? La sua camicia con le iniziali ricamate proprio si rifiuta di stare ben benino tesa nei pantaloni, i quali anche loro fanno un po' come gli pare, e più Ciccio li tira su, più quelli se ne calano andandosi ad incastrare nella piega del panzone.

E tu ci puoi provare a guardarlo di sopra, di sotto, di fianco, di traverso, cercando un minimo indizio di evoluzione dallo stadio di Homo vulgaris, non c'è verso, Ciccio Bagiggio è la dimostrazione vivente che signori si nasce, e lui invece è nato cafone, e non basta una griffe a cambiare la situazione.

Pizzenti arricchisciuti, li chiamano dalle mie parti. Che poi chissà come ha fatto Ciccio ad arricchire.
Oddio, qualche voce di corridoio circola, ma si sa com'è nei paesi, la gente è pronta a malignare e a sparlare dietro, che davanti sono tutti amici.
Lui di amici ne ha tanti. Gente che conta e gente che gli porta rispetto perchè conosce la gente che conta.
E poi è generoso. Lui, tanto per fare un esempio, è uno di quelli che se entra in un bar paga da bere a tutti.

Decisamente, Ciccio Bagiggio è persona di cuore, generosa, disponibile, pronta ad aiutarti.
Sempre.
Anche quando non glielo chiedi.
Se sa che hai un problema, che ti serve qualcosa, e ha deciso di prenderti sotto la sua ala protettrice, è capace di inseguirti lungo la statale mentre tu non capisci perchè continua a lampeggiarti. E quando accosti e lo vedi scendere dalla macchina col panzone, già ti agiti pensando oddio, cos'avrò fatto ora...

Lui si avvicina, con la manona ti da due colpetti sulla guancia e ti dice "Non preoccuparti, penso a tutto io, ho già chiamato un paio di persone, entro un'ora ti faccio sapere qualcosa". Tu ti senti sollevata per essertela cavata con un buffetto sulla guancia e biascichi un grazie, mentre lui si schermisce, "Ma quale grazie...fatti pregare, non è niente"

Già...non è niente.
Solo una intromissione non richiesta nella vita delle persone che magari avrebbero voluto provare a cavarsela, forse con qualche difficoltà in più, ma con le loro gambine, e invece no, grazie Ciccio, sei un grande Ciccio, vaffanculo Ciccio.