mercoledì 9 giugno 2010

Del doman non v'è certezza



Sole.
Grigio.
Caldo.
Freddo.
Sole.
Grigio.
Pioggia.
Sole.

Ma non era marzo il mese pazzo?
Mica si fa cosi, però. Se ci togliete pure le verità acquisite e tramandateci dai nonni dei nostri nonni, a quali certezze ci appigliamo?
D’altronde lo diceva pure un tizio tanto tempo fa che “Del doman non v’è certezza”.
E invece io la voglio una certezza, una qualsiasi, cui appigliarmi nel mio mare di incertezze.
Grigio.
Oggi è decisamente grigio.
Posso affermare con assoluta certezza che oggi il tempo è decisamente grigio.
Tra un po’ verrà a piovere.
Ed io sono uscita di casa con le infradito.

Non imbrocco mai i tempi.
Mi innamoro quando l’altro si è disinnamorato.
Mi vien voglia di far l’amore quando lui vuol dormire.
Mi accorgo che mi stanno pugnalando quando ormai il taglio è fatto.
Allungo una mano quando non c’è più un viso da accarezzare.
Mi ricordo che devo guardare dallo spioncino prima di aprire la porta dopo che l’ho spalancata e i ladri sono entrati in casa.
Mi ricordo di pagare la bolletta quando vengono a staccarmi la luce.
E metto le infradito quando sta per piovere.
Sono un disastro di donna.
Anche questa è una certezza.

Storie.
Mi piace raccontare delle storie. Di quelle di cui la televisione non si occupa perché non fanno notizia.
La ragazza bruna mi mostra orgogliosa la struttura che in pochi anni ha tirato su con il suo socio.
Mi comunica con un sorriso che l’azienda finalmente ha ottenuto la certificazione di qualità.
E che le hanno fatto i complimenti per come ha organizzato il lavoro.
Mi mostra con malcelata soddisfazione il fatturato raggiunto intanto che le do una mano a preparare i documenti per una gara d’appalto.
La Gara. Quella importante, che tiene su il volume d'affari.
La aggiudicano ad un’altra azienda che sulla carta ha i requisiti giusti, ma nella realtà è tutta un’altra storia. Tanto chi dovrebbe controllare non controlla. Perché le cose vanno così, e la bruna vuol mollare tutto.

- Fate ricorso al TAR, chiedete una verifica dei documenti, denunciate l’Amministrazione, non arrendetevi cosi – e mi guarda con tristezza rassegnata, secondo te non ci ho già pensato, e intanto che verificano e il tempo passa che faccio? Mando la gente a casa, chiudo baracca e burattini e vengo a mangiare a casa tua?
- Chiamiamo Striscia la Notizia – suggerisce il socio.

Eccolo là, lo scatolotto magico. La panacea per le storture della società. Supereroi più o meno mascherati che si battono per difendere i tuoi diritti quando chi dovrebbe ascoltarti e intervenire volge lo sguardo altrove. Ce n’è per tutti i gusti. Se Capitan Ventosa ti pare troppo ridicolo nel suo completino giallo, puoi sempre rivolgerti allo scimmiesco Ghione, o a quella faccia da beccamorto di Moreno Morelli.

- A proposito di facce da beccamorto, l’altro giorno ho visto Alessandro – dice poi la bruna cambiando discorso – è venuto a propormi un contratto, ma lo sai che si è proprio ingrandito?

Certo che lo so. Li vedo tutti i giorni i suoi camioncini per strada, con stampigliato sui cassoni il marchio che avevamo studiato io e il suo ex socio. Testa a testa, nella vecchia Prisma grigia, davanti al mare a fare schizzi di loghi e ad inventare nomi per la costituenda società
- Se le cose ingranano l’anno prossimo ci sposiamo.

- Sposiamoci lo stesso, c’è il mio stipendio, per gli inizi possiamo farcela.

L’ex socio di Alessandro…uno che credeva alle regole da rispettare. Un’altra storia di nessun interesse per la televisione. Un’altra storia dai contorni sbiaditi dal tempo, che non vale più la pena raccontare.
Ha piovuto.
Giusto quattro gocce miste a terra, che hanno sporcato la macchina dieci minuti dopo che l’avevo fatta lavare.
L’ho già detto, no, che sbaglio sempre i tempi.
E pure il cielo è sbagliato.
Non è grigio, non è azzurro.
E’ come se la mano maldestra di un artista distratto avesse versato dell’acqua sulla tempera ancora fresca. I contorni delle nuvole si notano appena, sfumano senza forma nel cielo sbiadendone il colore.
Cielo pesante, che sembra voler venire giù. Te lo senti addosso, schiacciarti con il suo peso, avvolgerti in una cappa che ti opprime e ti fa respirare male.
Ci vorrebbe un bel temporale per scaricare la tensione che c’è nell’aria.
E invece da qualche parte sta uscendo il sole. Non si vede ancora, ma la luce è cambiata.

Del doman non v’è certezza.
E da un po’ di tempo a questa parte, l’incertezza del futuro mi spaventa.
Forse sto invecchiando.
Sarà meglio aspettare per le infradito.
Ma si, domani metterò i sabot

5 commenti:

Il rospo dalla bocca larga ha detto...

Un turbinìo di storie avvenimenti con il filo conduttore del domani incerto... Purtroppo c'è chi fa il meteorologo e sa già che pesci prendere il giorno dopo e chi invece esce senza nemmeno badare a cosa sarà di lui... Io sono della seconda categoria, sono incurante all'incerto scorrere degli eventi, sicuro che prima o poi una la becco! E quella volta me la godo il doppio del meteorologo... In quanto a te, sbagliando si impara e vedrai che prima o poi sceglierai le scarpe giuste senza problemi.

giardigno65 ha detto...

mannò , rischiamo !

Dada ha detto...

di finire con le infradito in una pozzanghera d'acqua?
ma si, dopo l'imprecazione iniziale ti ci scappa pure da ridere.... :))

premio petrolio ha detto...

ma quante storie, ma andiamo scalzi va! … e ignudi! :)))

Dada ha detto...

se vado scalza però, poi mi salta tutto il post :(