venerdì 11 giugno 2010

Esmeralda

Esmeralda la zingara ha scagliato lontano i sandali di cuoio ed ora danza a piedi nudi intorno al fuoco, facendo roteare la gonna ampia, scandendo il ritmo con un tamburello.
Grani di polvere, piccoli sassi e sterpi sporcano, pungono, graffiano la pianta dei suoi piedi, ma lei non se ne cura e continua la sua danza.
Una scheggia di vetro si incastona nella pelle ispessita e annerita dalla polvere che ricopre il suo tallone che si spacca in più punti, sanguina e duole.


Sangue che si mischia alla polvere formando sulle ferite una crosta scura che ad ogni passo di danza duole sempre meno.
Danza Esmeralda, accelerando il ritmo con gioia selvaggia, per aver vinto e scacciato il dolore. Le sue mani si intrecciano ad altre mani, i suoi occhi incrociano altri occhi, la sua voce si unisce ad altre voci, il suo sudore si mesce ad altri sudori, mentre la gonna colorata ruota vorticosamente al ritmo dei tamburelli.


Poi la musica tace, tacciono canti e tamburi, e non c’è più nessuno davanti al fuoco che va lentamente morendo.
La scheggia di vetro racchiusa in una goccia di sangue riprende vita e pulsa dolorosamente nella pelle ispessita del tallone.
Esmeralda si allontana dal fuoco zoppicando. Un metro più in là ritrova i suoi sandali. Si china a raccoglierli mentre un refolo di vento si infila sotto le sue vesti e le asciuga l’ultimo sudore facendola rabbrividire.

2 commenti:

Il rospo dalla bocca larga ha detto...

Versione poetessa/narratrice pure fai la tua porca figura eh...

Dada ha detto...

eh...
diciamo che mi riusciva pure benino, prima di impelagarmi nella lettura delle storture quotidiane che, lo ammetto, mi hanno fatto perdere sonno e fantasia.