mercoledì 18 dicembre 2013

Untitle



La ragazzina armata di spatola e cera mi gira intorno strappando peli e intanto mi parla del sesso col suo ragazzo con una naturalezza inimmaginabile per me alla sua età. 
Mi torna in mente stamattina, il ricordo della sua risata gioiosa stride col mio gesto istintivo di chiudere a chiave la porta del bagno. 
Sono sola in casa, da quale sguardo indiscreto mi devo proteggere?
Vedi madre, molte delle cose che mi hai insegnato le ho infilate negli angoli più nascosti di cassetti e stipetti. Qualcosa della tua rigida educazione però sopravvive, nonostante tutto.

Ho veramente poco da rimproverarti, madre.
Ci sei stata sempre nei bisogni materiali moltiplicando le energie con una forza che io non ho, e provi ad esserci ancora anche se il tuo fisico malato non ti permette più di essere quella di un tempo.
Ma mi hai lasciata sola nel compito più complicato.
Essere donna, prima che moglie e madre e figlia e sorella.

E' stata la bionda, proprio quella che ad una occhiata avevi giudicato come "zoccola", ad insegnarmi che più che le teglie di lasagne al forno e le cotolette cotte con attenzione perchè la panatura risultasse appena dorata come piaceva a lui, aiuta una sfilza di mutande di pizzo e calze autoreggenti stese in bella mostra ad asciugare.
Io le mie mutande di pizzo le appendo allo stendino al riparo da occhi indiscreti, che tra l'essere come la bionda e l'essere come te c'è una ragionevole via di mezzo che percorro tra dubbi e consapevolezze.

Ho un rimpianto stamattina, madre. Non avere avuto una figlia femmina.
Le avrei insegnato anche a cuocere alla perfezione le cotolette dorandole senza farle bruciacchiare. Ma soprattutto l'avrei aiutata e incoraggiata e sostenuta nel suo percorso di donna.
Non l'avrei soffocata con i no e i non si fa e i non si dice.
Li rispedisco al mittente i tuoi no, madre.
Mi tengo l'amore incondizionato che ho per te, che tu hai per me.
Con la consapevolezza che tu, meglio di così, non avresti potuto, saputo fare.

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